Si è conclusa la parte operativa del Global Grant a Sambotwe', Senegal.
Il container, partito circa a metà agosto, è giunto al porto di Dakar ai primi di settembre.
Ad attenderlo, il primo settembre, per le operazioni portuali un inviato e PHF di nome Aladino, da noi conosciuto anche come relatore ad una serata. Aladino è Presidente dell'Associazione Arcobaleni.
Il container ha poi viaggiato per 800 km circa verso nord, passando per la città di Saint Louis e giungendo a Pete', nella provincia di Podor, sul fiume Senegal ai confini con la Mauritania. L'autista più avanti non ha voluto procedere per la precarietà delle strade sterrate e ha scaricato, a sorpresa, il container da poco meno di 100 quintali, alla periferia della cittadina.
Grande problema! Come farlo arrivare al villaggio di Sambotwe' distante 20 km di cui 7 in savana senza strada segnata?
In questa situazione ho trovato il container, dopo essere partito dall'Italia il 12 ottobre e giunto in loco il 14.
Si è deciso di alleggerire il container scaricando il trattore e il rimorchio pieno di attrezzature.
Operazione difficile e rischiosa dato che il container era stato posto su dei blocchi ed era ad una altezza di poco meno di un metro da terra. Dopo alcune ore e precari lavori di consolidamento, sono stati creati degli scivoli e trattore e rimorchio sono stati scaricati.
Era intanto giunta notte. Si è comunque partiti per il villaggio percorrendo in alcune ore il tragitto sterrato in mezzo alla polvere e con quasi 40 gradi di temperatura. Giunti al villaggio oltre mezzanotte, per due ore c'è stata accoglienza e festa alla luce dei dei fari del trattore stesso.
Grande accoglienza dopo grandi rischi, e grande soddisfazione!
Arrivato il materiale al villaggio, era tempo di istruire i due apprendisti di nome Abu e Diallo che avevano un'età tra i 36 e 45 anni.
Dovevano apprendere l'uso del trattore, erpice, spandi concime, rimorchio con ribaltabile, saldatrice, compressore, gruppo elettrogeno, mola a disco, trapano e uso di un bel set di chiavi.
Non c'era il trattorista con noi, tanto ricercato. Ho supplito io confidando sul mio passato e sulla mia competenza da bricoleur e in più mi ero recato più volte a Sona e Vago di Lavagno, nel veronese, dalla ditta che ci aveva fornito trattore ed attrezzature.
Poi vicino a casa avevo frequentato un corso per imparare a saldare e usare le altre attrezzature.
Tutto ciò è stato molto, molto prezioso unito alla mia conoscenza del francese. Qualche breve traduzione nei dialetti Pular e o Wolof, son stati sufficienti per comunicare con efficacia.
Il metodo funzionava...spiegazione, illustrazione delle parti, dimostrazione da parte mia, simulazione senza uso da parte loro, prova concreta sotto la mia sorveglianza, ripasso e costante ripresa di tutto il giorno dopo e quelli seguenti con utilizzo concreto per movimento del terreno, aggiustature ECC.
Bravi Abu e Diallo... molto motivati e con parecchia cura del materiale.
Oltre alle attrezzature agricole e meccaniche varie, avevamo anche portato una grande cisterna per l'acqua, tubo per irrigare, vanghe, picconi, trivelle a mano, terriccio e stallatico in quantità.
Volevamo far usare tutto con dimostrazioni d'uso pratiche. Allora abbiamo acquistato una quindicina di piante autoctone, abbiamo sarchiato, tracciato col trattore un grande cerchio entro il cortile della scuola, fatto picconare col nostro esempio e con il lavoro del capo villaggio, uomini e bambini.
Son state create 15 buche da 50x50x50 cm. La terra durissima, argillosa e sabbiosa in parte è stata mescolata con i sacchi di humus e stallatico, son state riempite le buche e poi piantate le giovani piantine. Attorno a ciascuna, per difenderle dal vento e da eventuali capre voraci, è stato posto un cilindro di rete alto un metro e avvolto da arselle ombreggianti, il tutto affondato nel terreno e fissato con dei ferri ricurvi fatti penetrare nel terreno.
Per rendere facile l'irrigazione si è collocata la cisterna vicina alle toilette della scuola ed è poi stata collegata con un rubinetto al centro del cortile con uno scavo a picconate di 50 metri nel quale è stato sepolto un tubo di gomma che porta l'acqua dal rubinetto alla cisterna. La cisterna potrà così servire per l'igiene delle toilette e per attingere acqua per abbeverare le piante appena collocate.
Tante sono state le cose fatte in otto giorni intensi tra viaggio, accompagnamento, scarico, istruzione e... vita di villaggio.
Le temperature tra i 37 e 42 gradi ci imponevano di bere continuamente e almeno tre litri al giorno e quasi non si poteva mingere. Lavorare dalle 11 alle 16-17 era quasi proibitivo, ma lo si è fatto, pur con momenti da svenimento o da crisi da esaurimento fisico. L'igiene era precaria, si dormiva su materassi sul pavimento dell'ambulatorio medico. L'acqua e i servizi erano a 200 metri di distanza. Il cibo consisteva in scatolette, qualche pasta asciutta e tanto riso e capra, ottimi del resto. Il timore delle zanzare , oltre al malarone quotidiano, ci imponeva di spruzzarci con Autan costantemente, ma era quasi impossibile portare pantaloni lunghi e camicia con maniche lunghe. Si mangiava da un piatto comune e spesso con le mani.
La notte era davvero difficile dormire anche per la presenza, se non di zanzare, di insettini vari che ti volavano addosso sul viso.
Avevamo con noi, oltre a noi due adulti, anche tre ventenni o poco più, laureandi o laureati in economia, ingegneria e agronomia. Piergiuseppe, Nicolò e Riccardo, allegri, disordinati, egocentrici, simpatici. Riccardo aveva portato un magnifico drone che ha incantato tutto il villaggio e col quale ha realizzato ottime foto e video. Uno di questi ragazzi, Nicolò, rimarrà al villaggio per tre mesi, e potra' così anche garantire un monitoraggio delle fasi successive.
Non è mancata la TV Senegalese che ha ripreso tutte le attrezzature e fatto parlare i protagonisti.
Che dire... un grande grazie a tutti i soci del Rotary Club Cittadella per aver sostenuto in vario modo questo Global Grant, un grande grazie a Carla per aver lavorato tanto e tanto insieme a me, al Direttivo, al Segretario sempre positivo, al Tesoriere ed al prefetto. Tanti grazie a chi ha donato direttamente per questo progetto, alla commissione nostra, al Distretto e alla Fondazione che hanno triplicato i nostri fondi, ai Club di Camposampiero e Padova Nord, a quello di Lanciano, di Atessa , di Metz e di Saint Louis.
Una persona del villaggio ha detto: ".... io non so come sono gli italiani, ma se gli italiani sono come voi... gli italiani sono molto brave persone...". Era il maestro del villaggio. Per spiegare la solidarietà faceva sempre e fa l'esempio del Rotary.
Un altro ha detto: ".... io sono povero, ma se fossi ricco, vorrei fare le cose che voi state facendo per questo villaggio...".
A volte bastano poche parole per dare significato ad un anno e mezzo di lavoro di tanti noi, noi Rotariani.
Il Past President Ugo